Il testo completo dell’opera KARMA YOGA: lo yoga istantaneo della vita quotidiana, dell’insegnante di yoga Gregorian Bivolaru

Motto: “Realizzati nel modo più distaccato possibile qualunque cosa debba essere fatta, non importa di cosa si tratta e non cercare mai di appropriarti dei frutti delle tue azioni“. (Bhagavad Gita)

Il Karma Yoga è uno dei quattro grandi rami dello Yoga classico orientale. Sebbene molti ricercatori del pensiero indù lo considerino talvolta meno antico del Jnana Yoga e del Raja Yoga, esso rappresenta tuttavia un punto di partenza e una parte essenziale degli insegnamenti contenuti nella Bhagavad Gita, aspetto che gli conferisce una garanzia di sufficiente autenticità.

Come tutte le altre forme di yoga, il Karma Yoga a sua volta ha come obiettivo essenziale e finale, se non l’unico, la facilitazione e l’accelerazione dell’evoluzione spirituale di colui che lo pratica con costanza. Si differenzia però dalle altre forme di yoga nel senso che, fin dall’inizio, può essere praticato tutto il giorno, essendo applicabile in tutte le specifiche attività umane, mentre il Bhakti Yoga, per la stragrande maggioranza delle persone, non può essere avvicinato solo ad uno stadio molto avanzato della pratica, e il Jnana Yoga e il Raja Yoga (insieme alla sua variante base, l’Hatha Yoga) possono essere praticati solo durante un certo periodo della giornata, un certo intervallo di tempo. Per questo motivo possiamo vedere nel Karma Yoga, letteralmente, una forma istantanea di yoga della vita quotidiana.

Definizione del sistema Karma Yoga

La tradizione ci fornisce diverse definizioni riguardo al Karma Yoga. Tuttavia, la definizione più attuale e, allo stesso tempo, una delle migliori, anche se lungi dall’essere completa, è: lo yoga della fusione più profonda e completa con Dio attraverso ogni azione disinteressata.

Il Karma Yoga parte, nel suo approccio, dalla constatazione che, in ogni momento della nostra esistenza quotidiana, anche quando ci sentiamo obbligati a fare qualcosa, rimaniamo comunque liberi di scegliere e abbiamo la piena responsabilità delle nostre opzioni.

Il ricorso a qualsiasi disciplina spirituale (yoga o qualunque altro cammino spirituale) implica l’ammissione del fatto che l’uomo possiede un certo libero arbitrio, sia nell’orientamento che darà alla sua vita, sia nella scelta dei mezzi che utilizzerà.

La domanda “essenziale” a cui il Karma Yoga ci aiuta a rispondere è la seguente: Come e in base a quali ragioni è bene scegliere tra due o più possibilità che ci vengono offerte in un dato momento? Infatti, per quanto inaspettato possa sembrare agli occidentali, la pratica coerente del sistema Karma Yoga ci dà maggiore libertà.

Numerosi saggi contemporanei, da Sri Ramakrishna a Sri Aurobindo, hanno sottolineato che questa forma di yoga, il Karma Yoga, si adatta molto bene alla nostra epoca, essendo adatta ad ogni essere umano, in misura ancora maggiore del Bhakti Yoga, che non si adatta solo alle persone con forti inclinazioni religiose (oggi sono sempre meno). Il Karma Yoga si adatta a tutti gli esseri umani molto meglio del Raja Yoga, che richiede uno sforzo intellettuale che supera le facoltà dell’uomo comune.

Il Karma Yoga è anche molto più facilmente accessibile del Jnana Yoga, che richiede un notevole potere di concentrazione e interiorizzazione, tutte qualità che si incontrano sempre più raramente nell’uomo moderno. A tutto ciò che è stato mostrato, possiamo anche aggiungere che conviene, quanto più possibile, agli occidentali sempre impazienti di agire e sempre più scettici sul valore degli orientamenti della maggior parte delle discipline spirituali, che allontanano dalla vita pratica. , in un mondo così materialista. Inoltre, è necessario sottolineare che questa forma di yoga non esclude in alcun modo la pratica simultanea di una o più delle altre forme di yoga, la cui pratica non può che aumentare l’efficacia di altre forme di yoga, ma tale associazione non viene mai obbligatorio, perché se praticato da solo, il Karma Yoga è sufficiente da solo.

Il Karma Yoga ha un altro grande vantaggio che altre forme di yoga non hanno. Mentre Bhakti Yoga, Raja Yoga, Tantra Yoga, Hatha Yoga e perfino Jnana Yoga, praticati in modo errato, al di là di certi esercizi preliminari, presentano gravi pericoli fisici, psichici e mentali se praticati senza l’attenta e costante supervisione e guida di una guida spiritualmente competente, praticamente Dal punto di vista psichico e spirituale il Karma Yoga non comporta mai alcun pericolo per chi lo pratica, anche se si basa solo su alcuni insegnamenti scritti.

Swami Vivekananda scrive: “Sulla via del Bhakti Yoga ci sono grandi pericoli, ad esempio: l’anima ricettiva arriva ad apprezzare alcune emozioni passeggere come vere rivelazioni di Dio e considera le banali aspirazioni passeggere come vere aspirazioni spirituali” (Practical Yoga).

Riguardo al Raja Yoga, Vivekananda scrive anche, sottolineando nella prefazione del suo libro, riguardo a questa forma di yoga: “A parte pochissime eccezioni, possiamo ancora imparare il Raja Yoga senza pericolo, se non sotto la guida diretta di una guida spirituale“.

Sri Ramakrishna scrive: “Il Jnana yogi dice: ‘Io sono Lui’, ma finché confondiamo il Sé immortale con il nostro corpo, questo egoismo è di cattivo auspicio. Egli non ci aiuta affatto a progredire, ma, al contrario, ci conduce alla rovina” (Insegnamenti di Ramakrishna).

Swami Brahmananda, che incoraggiò i suoi discepoli già purificati internamente a praticare alcune asana e alcune tecniche di pranayama, disse poi loro: “Per quanto riguarda le pratiche di Hatha Yoga, evitatele se non volete subire conseguenze imbarazzanti. L’Hatha Yoga è un percorso molto pericoloso se praticato nell’ignoranza, senza la guida di una guida spirituale competente” (Discipline Spirituali).

Aggiungiamo inoltre che, anche nel caso di stadio avanzato, il Karma Yoga in sé non necessita, per essere praticato, dell’ausilio di alcuna disciplina fisica o di alcuna dieta speciale, sebbene sia ovvio che il karma-yogi abbia bisogno anche di fare tutto il possibile per rimanere in salute. Infine possiamo aggiungere che il sistema Karma Yoga non è quasi legato ad alcuna concezione metafisica o religiosa.

L’obiettivo principale del Karma Yoga

Swami Vivekananda descrive così l’ideale perseguito nel Karma Yoga: “L’uomo ideale è colui che, in mezzo al silenzio più profondo e alla solitudine più grande, trova l’attività più intensa, riesce anche a trovare pace e solitudine in mezzo l’attività più intensa del deserto.” Vivekananda ritiene inoltre utile sottolineare: “Il Karma Yogi non ha bisogno di credere in alcuna dottrina, qualunque essa sia. Potrebbe anche non credere in Dio, potrebbe non chiedersi nemmeno cosa sia realmente la sua anima e potrebbe non essere nemmeno tentato da alcuna speculazione metafisica” (Yoga pratico).

Tuttavia, poiché le grandi guide spirituali dell’Oriente, i cui insegnamenti sono giunti fino a noi, sono tutte profondamente religiose, non sorprende che interpretino il Karma Yoga in questa prospettiva. Così Sri Ramakrishna affermava: “Il Karma Yoga è la comunione spontanea con Dio attraverso l’azione”, interpretandolo sia nel sistema Bhakti Yoga (rivelare il Dio Supremo attraverso l’amore) sia nel senso del sistema Jnana Yoga (perseguire la consapevolezza del Assoluto Divino). Afferma: “L’obiettivo essenziale del Karma Yoga è lo stesso di altre forme di yoga: la realizzazione dell’Eterno Supremo o Divinità impersonale”.

Allo stesso modo, Sri Aurobindo scrive: “L’attività distaccata, molto spesso, non è altro che lo strumento necessario per l’ineffabile unione con il Maestro della Creazione”. “Svolgere le attività in un’intima fusione e in una profonda comunione con il divino che è in noi, in profonda armonia con l’universale che ci circonda e con il trascendente che va oltre noi, per non lasciarci limitare dalla mente umana, spesso chiusa e separare, non essere schiavi dei suoi imperativi ignoranti o aberranti e dei suoi suggerimenti meschini, questo è il Karma Yoga” (Yoga pratico integrale).

L’efficacia del sistema Karma Yoga

Qualunque sia il modo in cui rappresentiamo il nostro obiettivo spirituale, sarà raggiunto attraverso una forma di yoga o un’altra; qualunque forma assuma, la comunione con Dio, il raggiungimento del livello di coscienza dell’Assoluto, la presa della coscienza sulla Verità Ultima o anche una maggiore libertà nella vita, tutti questi obiettivi che gli indù indicano con il termine fondamentale “Liberazione” (moksha), il Karma Yoga, a sua volta, porta alle stesse realizzazioni di qualsiasi altra forma di yoga, e spesso molto facilmente. Riguardo a questa forma di yoga, Swami Sivananda dice: “Molti credono che il sistema Karma Yoga sia un tipo di yoga inferiore. Questo è un grosso errore”.

Rabindranath Tagore ha scritto riguardo al Karma Yoga: “Molti dei nostri connazionali immaginano erroneamente che l’azione sia contraria alla libertà” oppure “Non otterremo mai alcun risultato considerevole se miriamo a raggiungere l’infinito solo al di fuori del campo dell’azione“. E aggiunge inoltre: “Se dichiariamo di voler realizzare Brahman (il Dio Supremo) solo attraverso l’introspezione, lasciandoLo, per il resto del tempo, fuori dalla nostra attività esterna, sostenendo di voler beneficiare della Sua presenza solo attraverso la amore del cuore senza adorarlo in altro modo, in altri modi esteriori, o se consideriamo che è vero solo il contrario, ostacoliamo la nostra attività nel nostro lungo cammino verso la Verità e probabilmente andiamo verso il fallimento pietoso.” (Sadhana).

Sri Ramakrishna ha detto: “Se fatta senza attaccamento, l’azione o l’attività diventa un modo semplice per raggiungere il vero obiettivo della vita, che è Dio”.

Swami Vivekananda ha detto: “Con la semplice attività distaccata, l’uomo può facilmente raggiungere il punto in cui Buddha è arrivato solo attraverso la meditazione, e Gesù Cristo attraverso l’amore e la preghiera” (Yoga pratico). Anche se questa formulazione può scioccare alcuni cristiani, dimostra tuttavia che, per Swami Vivekananda, il Karma Yoga è efficace quanto il Raja Yoga o il Bhakti Yoga praticati al livello più alto.

Ma Ananda Moyi afferma che: “Colui che pratica con perseveranza il Karma Yoga realizzerà presto il Brahman (il Supremo) come Coscienza Assoluta e riceverà anche la grazia della Madre Divina” (Insegnamenti di Ma Ananda Moyi). Per chi studia attentamente la spiritualità indù, diventa ovvio che questi sono obiettivi oggettivi proposti per la realizzazione sia nel Jnana Yoga che nel Bhakti Yoga.

Swami Ramadas, che ottenne la liberazione solo attraverso il Bhakti Yoga, nota in seguito che: “Senza cessare affatto la nostra attività, ma agendo in modo completamente distaccato, possiamo facilmente raggiungere lo stato supremo di beatitudine e liberazione” (Lettere).

Swami Brahmananda, il “figlio spirituale” di Sri Ramakrishna, era solito dire ai suoi discepoli: “Possiamo raggiungere la Conoscenza Suprema anche impegnandoci con perseveranza in varie attività dedicate a Dio” (Discipline Monastiche).

Il grande saggio Ramana Maharishi, l’intransigente jnana-yogi, dice: “L’azione senza desiderio, quanto più distaccata possibile dai suoi frutti, è chiaramente superiore alla Conoscenza combinata con la pratica” (Insegnamenti di Ramana Maharishi). Afferma inoltre con semplicità che: “Lo stato in cui la realizzazione dell’azione è distaccata dai desideri è la via che conduce facilmente alla Liberazione“.

Da quanto esposto finora ne consegue che, se svolta nello spirito specifico del Karma Yoga, qualsiasi azione, per quanto insignificante possa essere, può aiutarci facilmente a fare un passo avanti sulla via della Liberazione.