Laya Yoga si traduce in “yoga dell’assorbimento meditativo”. È il ramo del sistema yoga tradizionale in cui viene utilizzato il potere misterioso dei mantra per trascendere rapidamente tutti i condizionamenti della coscienza personale.
Il Mantra è una parola composta da una o più sillabe senza significato semantico e che facilita l’ingresso in uno stato di risonanza e fusione del meditante con le gigantesche sfere di energia benefica che esistono nell’Universo. Attraverso lo stato di risonanza occulta creato, avviene un trasferimento di energia e informazioni dal campo risonante al risonatore.
La parola laya deriva dalla radice sanscrita “li”, che significa sia “dissolvere” che “fondersi” o “riassorbire”. Il termine si riferisce al riassorbimento della coscienza personale nella Coscienza Universale o Sé Supremo.
La tecnica del Laya Yoga è uno dei metodi più naturali e semplici per focalizzare, armonizzare ed energizzare la coscienza, non richiede alcuna formazione, può essere praticato da chiunque, anche separatamente dalle altre forme di yoga.

Questa procedura permette al praticante perseverante di catturare e accumulare nella propria aura le energie benefiche provenienti dal Macrocosmo, attraverso il mantra, che è l’espressione onomatopeica della rispettiva energia cosmica (così come il vento, analogicamente parlando, avrebbe il mantra “vaj“).
Man mano che approfondisce lo stato del Laya Yoga, lo yogi ha accesso a dimensioni sempre più profonde del suo essere, incluso il subconscio. Le sue possibilità individuali latenti si risvegliano ed ecco che può iniziare a manifestare poteri paranormali come: telepatia, chiaroveggenza, volontà irresistibile, ecc. Nelle fasi avanzate della pratica, supera gradualmente tutti i suoi condizionamenti, raggiungendo uno stato di coscienza cosmica, in cui gli viene rivelata la vera natura del suo essere e dell’Universo.
Assorbimento della coscienza nello stato di Laya Yoga
Informazioni sul Laya Yoga nei testi antichi
Nel trattato fondamentale “Shiva Samhita” (capitolo V, sutra 12) vengono descritti i praticanti che possono avvicinarsi con successo al Laya Yoga. Si dice: “Di mente aperta, compassionevole, aspirante alle virtù, con un linguaggio piacevole ed eloquente, che non arriva mai agli estremi in nessuna azione. Questi sono i discepoli di qualità media. Possono essere iniziati dal loro maestro al Laya Yoga.”
E il trattato “Amaraugha Prabodha” parla di questo ramo dello Yoga. Nel sutra 27 si dice che sia come “la contemplazione trasfigurante del sublime nettare dell’immortalità (amrita) nell’essere dello yogi”.
Lo stesso testo ci assicura inoltre che, dopo soli 6 mesi di pratica perseverante, lo yogi acquisisce molti poteri straordinari (siddhi) e aumenta notevolmente la durata della sua vita.
A sua volta, la “Yoga Bija Upanishad” (sutra 142) la definisce come “l’identità (aikya) tra il campo (kshetra) o dominio degli oggetti della conoscenza e il soggetto conoscente. Questo è lo yoga segreto della fusione (assorbimento) beatificante identificativa (Laya Yoga)”. Questo percorso è discusso anche nel sutra 143 della stessa opera. Pertanto, “Realizzando pienamente questa identità, lo yogi trascende tutte le fluttuazioni della coscienza personale. Quando appare lo stato di Laya Yoga, si ottiene così la felicità suprema e si sperimenta lo stato di beatitudine (ananda) della condizione divina”.
In Occidente il Laya Yoga è stato promosso da Maharishi Mahesh Yogi a partire dagli anni ’60, attraverso il movimento da lui avviato sotto il nome di “Meditazione Trascendentale”. Nella nostra scuola di yoga l’iniziazione al Laya Yoga viene offerta a partire dalla fine del primo anno di corso.