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Esperienze straordinarie che permettono di trascendere istantaneamente l’ego
In India, specialmente nell’ambito delle comunità yogiche, si parla dello stato senza desideri. Si afferma anche che, di fatto, la ricerca spirituale passa necessariamente attraverso la tappa del mettere in ordine la molteplicità dei desideri.

Gli esseri umani si domandano come è necessario agire in questo senso. Riguardo a questo, un maestro tantrico ha detto: “Se l’aspirazione verso Dio è dieci volte più potente rispetto a tutti gli altri desideri, allora si può considerare che non c’è nessun problema con i desideri.
Nell’ambito della tradizione tantrica si dice: “Il più delle volte il problema non è solo quello di avere ancora desideri, ma soprattutto il fatto che noi, uomini, non sappiamo cosa sono in realtà i desideri ”. I maestri tantrici dicono che, aldilà delle apparenze, i desideri che gli esseri umani manifestano sono, di fatto, energie sottili che, una volta espresse, innescano nell’universo interiore dell’essere umano processi distinti di risonanza occulta. Attraverso questi processi di risonanza occulta, gli esseri umani si collegano ad alcuni focolai di energia sottile che esistono nel Macrocosmo.
Quando un essere umano consacra in anticipo, in modo totale ed incondizionato, i frutti di alcune azioni (il che implica la manifestazione preliminare di un certo desiderio), egli sperimenta poi, in tutt’altro modo quell’azione che ha realizzato e prende così coscienza dell’energia sottile del desiderio che si manifesta in quella occasione. Nell’ambito di una simile esperienza privilegiata, per quell’essere umano diventa possibile immergersi fino alla fine nel mistero di quel desiderio che ha manifestato .
Ecco cosa si dice su questo in un trattato tantrico: “Pochissimi esseri umani sanno veramente cosa significa manifestare un desiderio, essendo sempre coscienti di ciò che accade nel tuo essere. Quanti esseri umani sanno cosa significa essere pienamente attivi per realizzare un certo desiderio?
Pochissimi esseri umani sanno veramente gustare il piacere profondo e ricco di sfumature che fa apparire la soddisfazione di un desiderio, pochissimi esseri umani sono in grado di gustare in modo spirituale la sofferenza specifica generata quando un forte desiderio non viene realizzato. Pochissimi esseri umani sono in grado di gustare l’insoddisfazione pregnante che persiste quando un certo desiderio viene realizzato.
Quanti esseri umani sono riusciti a scoprire che, in fondo, con eccezioni estremamente rare, nessun desiderio, realizzato senza una preliminare consacrazione dei frutti di quel desiderio a Dio, può soddisfare in modo plenario?”.
Quando viene manifestata come un desiderio amoroso, la sessualità è, potremmo dire, un terreno propizio per mettere in pratica il desiderio. In una simile situazione, i maestri tantrici dicono: “Il problema non è che gli esseri umani fanno all’amore. Ma, il più delle volte, il problema è che in questo modo, considerato che la maggior parte degli esseri umani non sono in grado di controllare pienamente il potenziale sostanziale procreatore, in simili situazioni la sessualità degli esseri umani fa apparire un’esperienza misera, superficiale , vlǎguitoare, breve, insoddisfacente e limitata. In una simile situazione, l’esperienza amorosa che appare è, potremmo dire, una caricatura”.
Solo gli esseri umani attenti e lucidi, che praticano in modo esemplare la continenza erotica amorosa e che, in precedenza, consacrano i frutti della loro azione a Dio, iniziano ad intuire ed a sentire in modo sempre più intenso e profondo cosa significa veramente fare l’amore e cosa accade quando i due amanti diventano, uno per l’altro, il canale misterioso in e attraverso cui si manifesta in modo molto sfumato l’energia sottile sublime dell’Amore.

Solo in quel momento i due amanti scoprono, con un incanto crescente, con un’immensa gioia, come nel loro universo interiore si amalgama l’energia sottile sublime dell’Attributo di Dio dell’Amore Divino con l’energia sottile sublime dell’Attributo di Dio dell’Eros Puro Divino.
Nell’ambito di un simile vissuto, i due amanti che si adorano freneticamente, vivono uno stato indescrivibile di dilatazione euforica all’infinito, si espandono dalla finitezza del loro essere verso ciò che è infinito e, in alcuni momenti, diventano tangenti con ciò che è infinito.
Una tale esperienza del tutto straordinaria, che può essere rivissuta in modo sfumato di nuovo e nuovamente, senza innescare stati di debolezza, stati di frustrazione e vissuti sensuali anemici, è possibile solo per le coppie che praticano perfettamente il gioco amoroso basato sulla piena continenza erotica amorosa .
La tradizione millenaria tantrica approccia l’ego (ahamkara) in un modo specifico. Quasi tutte le vie spirituali propongono l’arresto dell’ego, (ahamkara), mirando alla cosiddetta “morte” riguardo a noi stessi, propongono la morte del vecchio uomo per far apparire, in una rinascita sui generis, l’uomo nuovo. Di questo stato ineffabile parlano di adepti della tradizione sufi quando si riferiscono allo stato di estinzione dell’ego, che viene indicato con il termine specifico fana.
Questa morte dell’ego precede una rinascita sui generis. È la condizione di una nuova nascita. Fa apparire quello che, nella tradizione cristiana, viene chiamato “l’uomo nuovo”, che è e rimane in realtà l’uomo che ha raggiunto uno stato plenario di identificazione con Dio.
Nell’ambito della tradizione tantrica si parla spesso del processo misterioso di trascendenza istantanea dell’ego, che appare quando l’essere umano sperimenta in modo profondo e frenetico certi stati nettamente superiori che rendono possibile la trascendenza immediata dell’ego (ahamkara).
Uno stato di questo tipo è l’estasi amorosa travolgente, che appare quando, nell’ambito di una fusione amorosa plenaria, i due amanti (che formano una coppia polarmente opposta) vivono all’unisono uno stato indescrivibile, inebriante, sublime di orgasmo cosmico, che appare solo e soltanto nel caso di esseri umani che praticano perfettamente la continenza erotica amorosa e, soprattutto, che riescono a sublimare nei piani superiori dell’essere le energie enormi che appaiono a seguito di una trasmutazione biologica a temperatura corporea del potenziale sostanziale procreatore in energia.
Quando simili vissuti del tutto straordinari si scatenano, i due amanti, o anche uno solo tra loro, sperimenta pienamente in modo distinto la trascendenza effettiva dell’ego (ahamkara).
Da caso a caso, una simile trascendenza appare e poi persiste sia solo per qualche decina di secondi, sia per qualche minuto, sia per qualche ora, sia per qualche giorno di fila.
Una simile esperienza trascendente è vissuta pienamente, come tale, in stretta connessione con i processi di risonanza occulta, che appaiono nell’universo interiore dei due amanti, con diverse energie sottili sublimi che vengono attratte in abbondanza nel loro universo interiore e che facilitano poi, come per magia, la trascendenza dell’ego (ahamkara).
Ecco cosa dice un saggio tantrico dell’India: “Dato il fatto che voi, uomini, non siete in grado di controllare totalmente il potenziale sostanziale procreatore, quando fate l’amore non siete mai nello stato di gioire veramente e pienamente di questo. Voi non siete in grado di assimilare nel vostro essere in un modo empatico, l’essere che amate. Voi non siete nello stato di gustare in una maniera travolgente, estatica, la gioia immensa che un gioco amoroso basato sull’amore reciproco rende possibile.
A causa dello stato patetico in cui vi compiacete, non siete in grado di amare senza misura, non siete nello stato di donarvi in modo totale e per la maggior parte delle volte vi compiacete in stati egoici e proprio per questo non siete mai completi e non siete mai pienamente assorbiti in ciò che vivete”.

Accettiamo di ricoprire il nostro ruolo nell’ambito del gioco divino della vita
Nell’ambito dell’esistenza che viviamo, “essere pienamente vivo” non significa solo “sentire” e “desiderare”. Un’esistenza divinamente integrata presuppone che ci assumiamo, così come si deve, in modo saggio, le responsabilità che abbiamo, implica ricoprire in modo armonioso e divinamente integrato il ruolo benefico che abbiamo scelto, implica soddisfare in modo profondo, entusiasta ed esemplare lo scopo che abbiamo in questa vita, realizzando come si deve l’obiettivo misterioso che fa in modo che la nostra vita abbia un senso. Questo implica, allo stesso modo, realizzare in modo esemplare, il dharma, così come dicono gli induisti.
Da questo punto di vista, un uomo la cui amata è già incinta di lui e che scompare poi come un codardo, perché ha paura di diventare padre, non è in realtà, un uomo vivo. Agendo in questo modo, egli rifiuta ciò che le sue azioni e la sua vita gli propongono. Procedendo così, egli fugge. Un simile uomo sceglie di vivere in uno stato evidente di negazione e non in uno stato che implica un’affermazione. Un uomo simile sceglie, di fatto, di vivere in uno stato di contrazione e non in uno stato di espansione.
Vivere significa sperimentare la vita, per quanto possibile, sempre di più in una realtà nettamente superiore, divina. Questo significa vivere essendo pienamente coscienti che tutte le nostre azioni comportano poi delle conseguenze. Questo presuppone che è necessario tenere conto, da una parte, che è saggio evitare le azioni riguardo a cui ci rendiamo conto, in prospettiva, di non poterci assumere le conseguenze evidenti e, dall’altra parte, questo presuppone che realizziamo con piena cognizione di causa le azioni le cui ripercussioni sarà necessario poi, volenti o nolenti, assumerci, sia quando sono benefiche, favorevoli, e sia quando sono nefaste o, in altre parole, sfavorevoli.
In conclusione, questo implica essere e rimanere sempre un eccellente, un meraviglioso attore le cui azioni sono eminamente benefiche e divinamente integrate.
Essere davvero vivi significa accettare il ruolo divino della vita e le regole divine di questo gioco, vedendo di agire in modo tale da non infrangere mai queste regole. Detto più precisamente, questo presuppone il rispetto rigoroso delle leggi divine della natura.
Questo presuppone che spesso ci perdiamo e spesso vinciamo, e proprio per questo è necessario riuscire a risvegliare e dinamizzare nel nostro universo interiore lo stato di distacco, di non implicazione che ci aiuta ad evitare prontamente gli attaccamenti e le catene che ci aspettano.
Non accettare di giocare, così come è necessario, nell’ambito del gioco divino della vita implica non assumersi mai nessun rischio, e questo presuppone, specialmente quando si tratta del nostro impegno in azioni benefiche divinamente integrate, rimanere sempre in uno stato di ritrazione o, in altre parole, di compiacerci nella larvalità, nell’inerzia.
Quando abbiamo la tendenza ad imbrogliare e, indipendentemente dalle congiunture in cui ci mette la vita, non vogliamo mai perdere, quando abbandoniamo in modo codardo o folle un gioco benefico divinamente integrato, agendo in questo modo, optiamo, di fatto, che ne siamo coscienti o meno, per la negazione.
Quando ci troviamo in una simile ipostasi strana e abbiamo la tendenza a compiacerci in essa, è necessario esaminare con molta attenzione, con lucidità, tutti gli ambiti della nostra esistenza per scoprire, quanto più rapidamente, quali sono quelli in cui rifiutiamo ogni volta di giocare o quelli in cui abbiamo, in modo evidente, la tendenza ad imbrogliare.
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