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L’enorme importanza di mantenere uno stato di ordine
Aldilà delle apparenze, la via che viene proposta nel quadro di questa Scuola Esoterica di Yoga Integrale si inserisce in un modo saggio nell’ambito normale, concreto e quotidiano della nostra esistenza, ma a condizione che questa esistenza sia prima di tutto reintegrata nell’ordine macrocosmico divino. Un’esistenza nell’ambito della quale noi non giochiamo, così come si deve, in un modo divinamente integrato, il gioco della nostra vita, non potrebbe servire come supporto per un approccio la cui essenza è il raggiungimento dello stato di identificazione con Dio attraverso la nostra piena trasformazione spirituale.
Una delle difficoltà con cui ci confrontiamo quando cerchiamo di comprendere alcune nozioni spirituali di base è la necessità di formarci una nuova idea su alcune nozioni che presentano una connotazione nefasta, sfavorevole.
Nella sfera spirituale, l’ordine è una nozione viva, potremmo dire, e liberatoria. Con tutto ciò, alcuni di noi sono stati condizionati ad avere riguardo a questo un’immagine di repulsione. Per questi fra noi, l’ordine è qualcosa di pesante, che implica una costrizione, è qualcosa di noioso, che presuppone un obbligo e che fa persino apparire nel nostro essere uno strano stato di frustrazione. Questo è ciò che significa per quelli di noi che nutrono una simile rappresentazione repulsiva della necessità di fare il nostro dovere.
Con tutto ciò, nella sfera spirituale, l’ordine è l’espressione dell’ordine e dell’armonia divina. Un simile ordine è vita. Un simile ordine è il rispetto per le regole armoniose e piene di saggezza del gioco e che appaiono, a quelli di noi che sono intelligenti e pieni di buon senso, come giuste e necessarie.
La pratica attenta e sistematica ci permette, inoltre, di risvegliare e poi sviluppare un orecchio sensibile a tutto ciò che suona giusto, a tutto ciò che suona così come si deve e a tutto ciò che suona in modo falso. Ad esempio, cosa potremmo pensare di un musicista che suona uno strumento evidentemente scordato, con il pretesto che l’azione di accordare quello strumento è e rimane per lui un obbligo noioso e monotono? Merita poi domandarci: quali esperienze farebbe apparire negli ascoltatori quando sceglie di suonare comunque un violino in queste condizioni?
Al contrario, il disordine è tutto ciò che strangola o soffoca la vita. Il disordine è tutto ciò che immobilizza l’energia e fa apparire poi, nel nostro essere, uno stato diffuso di disturbo o persino di malattia. Questo è tutto ciò che nella nostra vita è approssimativo o che desideriamo nascondere, proprio come accade nel caso di un motore non regolato e del quale non vogliamo di fatto alzare il cofano. Il paradosso appare quanto più evidente specialmente quando diciamo: “Ho altro da fare, non vale la pena perdere tempo a verificare il motore perché mi sono già reso conto che la vita presuppone, di fatto, correre e correre”.
Con tutto ciò, sappiamo molto bene che una macchina il cui motore non è ben regolato così come è necessario, non permetterà alla nostra macchina di funzionare a piena forza e, fintanto che ci compiaciamo e manteniamo il motore della nostra macchina in questo stato patetico, sia che lo vogliamo o che non lo vogliamo, non potremmo mai approfittare della nostra macchina a pieno quando è il caso.
Per iniziare, questo implica che facciamo prima di tutto ordine nel senso più concreto. Questo necessita di sistemare le cose così come è necessario e poi continuare ad essere ordinati. Poi questo presuppone che risolviamo quanto più rapidamente possibile non solo i nostri debiti finanziari, ma anche i debiti morali. Questo implica rispettare la parola data, questo presuppone essere in grado di riconoscere gli errori e poi fare prontamente tutto ciò che è necessario per ripararli o risarcirli.
Questo richiede di eliminare per quanto possibile per sempre la malafede, questo presuppone che non fuggiamo più davanti alle responsabilità che abbiamo, questo implica realizzare con molta attenzione e donare tutto ciò che facciamo di buono e divinamente integrato. Questo presuppone di non offrire mai più scuse o motivi puerili che giustificano spesso fuori luogo ciò che ci siamo impegnati a realizzare e che poi non abbiamo più fatto.
Poi questo presuppone di esaminare con molta attenzione la relazione che abbiamo con il tempo e anche con l’energia. A seguito di questa attenta analisi, arriveremo poi a renderci conto se siamo sempre in ritardo o se è quanto più spesso necessario correre per arrivare quando abbiamo stabilito l’appuntamento che abbiamo fissato. Questo fa in modo che ci rendiamo conto del perché ci sentiamo sempre stanchi o persino estenuati. Questo rende possibile rendersi conto in modo corretto e lucido di che cosa siamo più stanchi nell’ambito di tutte le attività che abbiamo da fare.
Fare ordine significa naturalmente che tutto ciò che ci circonda nell’ambiente in cui viviamo si trovi e rimanga al suo posto. Questo presuppone, inoltre, che ogni azione importante venga realizzata così come si deve, senza fretta, a suo tempo.
Questo implica di stabilire giorno dopo giorno e con anticipo alcune priorità perseguite in modo cosciente e che necessitano che organizziamo la nostra attività in un modo quanto più armonioso e coerente in rapporto a queste priorità.

Inevitabilmente, nel caso di alcuni esseri umani, questa esigenza farà riapparire stati di ambivalenza che ci caratterizzano, innescheranno anche alcuni rimpianti, e talvolta tutto questo farà apparire nel nostro essere alcuni contrasti bizzarri.
Ma, per lo più, tutto quello che accadrà poi sarà costruttivo, poiché sarà possibile scoprire con lucidità tutto questo e, vedendo tutte queste reazioni strane, sarà poi possibile giudicarle e persino liberarci dalla loro influenza nefasta.
È però necessario precisare che per gli esseri umani che sono già maniaci dell’ordine e della pulizia, fare ordine nella loro vita significa rilassarsi e trovare un rapporto quanto più morbido ed armonioso con l’ambiente in cui vivono, e questo non implicherà di utilizzare tutti questi consigli per accentuare questa tendenza già eccessiva.
Ciò che facciamo emana, in realtà, da quello che siamo
In particolare, questo significa che nessuna parte del nostro universo interiore che, di fatto, ci costituisce e nessuna parte del nostro corpo dovrebbe essere in nessun caso negata, respinta o condannata, ma, al contrario, poco a poco ognuno dei nostri pensieri, ogni nostra emozione, ognuna fra le nostre azioni benefiche e divinamente integrate, ogni parola che pronunciamo, ogni nostro desiderio benefico, è necessario che arrivi ad essere quasi costantemente esaminato con l’aiuto dello sguardo interiore penetrante, lucido e distaccato della coscienza. E tutto questo è necessario che sia realizzato sullo sfondo della nostra forte aspirazione ad essere e rimanere nella Verità fondamentale Divina.
Nella misura in cui siamo riusciti già a risvegliare nel nostro universo interiore l’involucro sottile sovramentale (vijnanamaya kosha), una simile analisi che possiamo realizzare attimo dopo attimo sarà quanto più penetrante del solito, mentre l’efficienza di un simile passaggio in rassegna sarà decine di volte più grande.
Tutto ciò che accade nel nostro universo interiore è necessario che sia passato attraverso un setaccio sui generis con una grande benevolenza verso noi stessi, ma sempre con una precisione sempre maggiore, per non lasciare il posto a niente di approssimativo. Questo non implica di rinunciare a tutto ciò che è in modo evidente benefico, ma presuppone che siamo in grado di rinunciare a tutte le nostre credenze erronee, nefaste, che innescano processi di risonanza occulta malefica, di rinunciare a tutte le certezze perverse, nefaste e renderà possibile il trionfo su eventuali nevrosi che esistono nascoste nel nostro universo interiore e che erano alimentate in modo insidioso da tutto ciò che è malefico nel nostro essere.
Non appena inizieremo davvero questo, scopriremo poi che ciò che facciamo è, potremmo dire, una forma di sacrificio. Un simile impegno di cui abbiamo parlato qui è necessario che sia preciso ed esigente e vi suggeriamo che sia progressivo. Attraverso un simile sforzo costruttivo e sostenuto anche come durata, che sarà realizzato tappa dopo tappa, potremmo far apparire sempre più verità divina e rigore nella nostra esistenza.
Osserveremo che, procedendo in questo modo, faremo poi scomparire per sempre certi processi di risonanza occulta sfavorevoli, malefici, che prima erano costanti e, inoltre, prepareremo un processo creatore di rigenerazione, di rinascita interiore la cui eco non tarderà a farsi sentire pienamente presente.
In questo modo, realizzeremo da vicino le trasformazioni, piccole in apparenza, che faranno apparire e persistere effetti spirituali sorprendentemente grandi. L’azione benefica e divinamente integrata è la prova della verità . Anche quando non ce ne rendiamo conto, la totalità delle nostre azioni ci rivela chi siamo aldilà delle apparenze e ci permette di intuire qual è il nostro destino.
Quasi tutte le vie spirituali insistono sull’accettazione di ciò che è, insistono sull’accogliere così come si deve alcuni avvenimenti che appaiono nella nostra esistenza, insistono sul vivere il momento presente, insistono nel riuscire a risvegliare nel nostro universo interiore uno stato profondo di calma interiore e di dedizione totale ed incondizionata a Dio.
Tutto questo fa in modo che spesso sia trascurato il carattere cruciale delle azioni, che sono e rimangono un complemento indispensabile, specialmente quando siamo vacillanti, indecisi, rassegnati, mosci, riguardo a ciò che potrebbe significare per noi il fatto di dire “Si”. In assenza di azioni adeguate e perseveranti, tutto ciò che abbiamo compreso ed integrato nel nostro essere non può dopo questo essere concretizzato.
Attraverso le azioni, ognuno di noi arriva a realizzare i nostri desideri legittimi, scegliamo di fare ordine nella nostra vita ed arriviamo a lottare contro l’inerzia, le abitudini nefaste. Si potrebbe dire che l’essenziale è essere e non fare. Questa opposizione fra essere e fare non deve farci dimenticare che il più delle volte ciò che facciamo emana, in realtà, da ciò che siamo.
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