Quali (altre) cose terribili dice la stampa su di noi – episodio 2
[Leggi qui la prima parte di questo articolo]
Come promesso, continuiamo la nostra rassegna delle più grandi scemenze che la stampa ci attribuisce, e che qualcuno si beve senza esitazione (ci risulta da fonti certe che il barone di Münchhausen è già pronto a prendere appunti). La storia, del resto, ha dimostrato ampiamente la realtà dell’affermazione di un dittatore di triste memoria: le grandi masse di persone credono a una bugia grande piuttosto che a una piccola. Correlando questa osservazione con il fatto che una bugia ripetuta abbastanza a lungo (e a voce abbastanza alta) finisce per diventare “verità”, si può capire meglio perché nessuno vede che il re è nudo quando i mass media puntano i cannoni su MISA, per quanto assurdi possano essere i fatti che ci vengono attribuiti.
Poiché non c’è articolo anti-MISA senza sesso, in questa puntata approfondiremo un po’ questo argomento apparentemente inesauribile. Una signorina di una delle “Antenne” (reti televisive romene, ndt), non conta quale, dato che non c’è molta differenza tra loro, ha recentemente affermato che in MISA si fa sesso sulle tombe. In primo luogo, in MISA non si fa sesso. La differenza tra sessualità grezza ed erotismo puro è chiaramente stabilita [potete saperne di più qui] inoltre gli allievi MISA conoscono già da tempo i benefici della continenza erotica amorosa. Possiamo fornire ai giornalisti interessati molto materiale di studio, non ci dilunghiamo qui per non sviare dall’argomento. Quel che ci preme è, tuttavia, sapere da dove la stampa possa aver ottenuto tali “informazioni” (per di più verificate, come previsto dal Codice Deontologico, che nessuno legge). I cimiteri evidentemente non hanno giornalisti. Se per assurdo, qualcuno, chiunque, si fosse lasciato andare a tali azioni in pieno giorno (difficile da credere però…), e qualcun altro lo avesse visto, come avrebbe fatto a dedurre che si trattava di membri MISA? Se qualcuno, chiunque, avesse indugiato in tali azioni nel cuore della notte (ancora più difficile da credere…), difficilmente lo si sarebbe visto, quindi come ha potuto una tale “notizia” arrivare alla stampa? Possibile che qualche ignorante abbia visto la terribile immagine della Grande Forza Macrocosmica Kali che danza su un cadavere e, senza comprendere il complesso simbolismo di questa rappresentazione tradizionale (i cui significati li potete trovare qui), abbia pensato che raffigurasse una tecnica yogica insegnata in MISA e messa in pratica nei cimiteri? (A proposito, sapete la barzelletta dello scheletro che voleva spaventare un ubriaco, che si era perso di notte nel cimitero, e gli chiede “Hai da accendere?” e l’ubriaco lo guarda a lungo e risponde “Non ce l’ho, e smettila di fumare così tanto, non vedi che sei magro come uno scheletro?” Se non la sapete, ve la raccontiamo noi).
Bene, passiamo oltre questa affermazione perché stiamo perdendo tempo a parlarne. È un’aberrazione che ti squalifica come giornalista fin dall’inizio.
Sempre nell’ambito delle ossessioni sessuali della stampa (ossessioni che, per giunta, proiettano su di noi, come il ladro che grida “al ladro!”), già da parecchi anni ci accusano di prostituzione. Chi alimenta esattamente queste accuse? Tra gli altri, la cosiddetta Agnes Arabela Marques (di cui abbiamo scritto ampiamente qui), una persona di dubbia moralità, con velleità da star, famosa in Portogallo non tanto per il suo talento ma quanto per gli scandali in cui è stata coinvolta, a tal punto che pare ad un certo punto le sia stato vietato l’ingresso in Giappone proprio a causa delle accuse di prostituzione (contro di lei, avete capito, sì?). Non potevano trovare una “testimone” più credibile? A quanto pare no, e se fanno resuscitare le stesse storie 10 anni dopo, ne deduciamo che è tutto ciò che hanno. La rottura logica non sembra preoccupare i giornalisti, purché la suddetta sia telegenica, addestrata a parlare in pubblico e a fare scalpore, e non da ultimo sostenga la narrazione abbracciata dalla stampa. Non possiamo prendere congedo da Arabela senza citare almeno due delle sue recenti elucubrazioni. “Lasciare MISA è spesso un processo difficile. Chi lo fa viene giudicato aspramente“. Capito? È stata – dice – “trafficata” e “sfruttata” da una “setta”, dalla quale è riuscita a uscire senza problemi (anche se da una setta vera, e ce ne sono alcune, si esce molto difficilmente e si rimane con molti traumi), con l’unica difficoltà di essere giudicata aspramente. Seguite la logica ferrea della stampa. Il fatto che le “vittime” che la polizia francese ha “liberato” siano state portate fuori in manette (e lasciate a cavarsela da sole per strada, quando non servivano più a nulla) non indigna nessuno. Ma Arabela è stata “giudicata aspramente”, cari telespettatori, oh poverina, quei miserabili meritano la galera, vero?
E la seconda “perla rara”: “Non c’era un’età minima; come me, la maggior parte era minorenne“. Dove erano i minorenni? Indicateceli col dito, per favore. Quando le forze dell’ordine han fatto irruzione in 18 case a Bucarest, non hanno trovato nessun minorenne. Quando le telecamere televisive hanno ripreso i raduni, i pochi minori inquadrati erano con le loro madri. I minori non sono ammessi ai corsi di yoga se non con il consenso dei genitori, e comunque si possono contare sulle dita di una mano. Ci sono foto, ci sono filmati, internet è pieno del materiale che i procuratori hanno raccolto durante le perquisizioni e regalato alla stampa. Non vedete che si tratta di persone adulte? La maggiore età è passata a 38 anni e noi siamo gli unici a non saperlo?
In relazione alla prostituzione, più o meno nello stesso registro, troviamo anche accuse di sfruttamento sessuale. Torneremo sull’argomento, che è un tema scottante, ma per ora ci fermiamo a una delle affermazioni apparse sulla stampa negli ultimi giorni. Le tre cosiddette “vittime” che – secondo i giornalisti – sembrano essere al centro del caso che si sta costruendo in Francia dichiarano in coro che “si sentono più sicure ora che Gregorian Bivolaru è in carcere“. Da cui si deduce, implicitamente, che finora si sarebbero sentite minacciate. Da chi, esattamente? La stampa non chiede loro e non chiede se in tutti questi anni ci sia stata una sola persona che abbia sofferto a causa delle false testimonianze contro Gregorian Bivolaru o chiunque altro di MISA. Mentre invece abbondano gli esempi di allievi di MISA che sono stati licenziati dal lavoro, cacciati di casa, minacciati dai vicini o addirittura aggrediti per strada con un coltello perché “vi conosco io, voi di MISA“.
Basta parlare di sesso, che ci sono anche altri argomenti. Poiché prima abbiamo toccato la sfera sepolcrale, ci siamo ricordati di un’altra scempiaggine che, colmo dei colmi, il pubblico ha ingoiato per intero. Diversi anni fa circolava la storia, avvalorata dalle “testimonianze” dei vicini, che dal centro amministrativo di MISA, solitamente chiamato “Biblioteca” (perché lì c’era davvero una biblioteca immensa con rari libri spirituali, fino alle barbare incursioni del 2004), era stato portato via una notte, attraverso la porta sul retro (anche se il locale in questione, situato al piano terra di un condominio, ha un ingresso solo dal davanti…), un… cadavere! Avvolto in un tappeto o in qualche coperta, non ricordiamo i dettagli esatti, ma i vicini dallo sguardo a raggi X hanno identificato molto chiaramente che si trattava di un cadavere! Beh, non hanno pensato di chiamare la polizia, troppa fatica, per fortuna è arrivata la stampa a caccia di fango, altrimenti non si sarebbero nemmeno “ricordati” il macabro avvenimento. Ridere o piangere?… Meglio distaccarsi, siamo nel Kali Yuga (l’epoca di massimo decadimento spirituale), viviamo in Romania, dove quasi tutto è possibile, per fortuna alcune persone hanno la memoria corta e pochi neuroni, così il giorno dopo la loro attenzione passa ad altri argomenti scandalistici.
Il ritornello preferito della stampa a tutte le accuse più o meno fantasmagoriche è che hanno “testimonianze scioccanti” di “vittime” o, a seconda dei casi, “testimoni”, vedi i vicini di cui sopra. Ne deduciamo che i testimoni, e non le prove, sono l’elemento che convalida le affermazioni dei giornalisti. Ora ci chiediamo: ma quelli che testimoniano sui ricatti della stampa, sulle sue pratiche intimidatorie, sui capiredattori che censurano gli articoli o che impongono certe conclusioni prestabilite alle “inchieste” giornalistiche, perché questi testimoni dovrebbero essere meno credibili di Agnes Arabela chissàcomesichiamadesso, o di Cecilia Tiz, o delle signorine con nomi falsi che “temono per la loro vita”? Ebbene sì, hanno qualcosa da temere, ma non da quelli di MISA, bensì dalla legge del karma, che fin dalla creazione del mondo è im-pla-ca-bi-le, comunque vada. Prima o poi, chi di spada ferisce di spada perisce. Ad ogni azione una ricompensa. Male fai, male che trovi. Chi semina vento, raccoglie tempesta. Ognuno di questi detti, che non abbiamo inventato noi, ma che abbiamo preso dai Vangeli e dal folklore rumeno, in fondo non sono altro che espressioni della legge del karma – anche se la saggezza popolare non l’ha chiamata così. Perché alla giustizia umana si può sfuggire, ma alla giustizia immanente no. Ti puoi mettere un cappuccio in testa, cambiare nome, cambiare voce, ma non ti puoi nascondere da Dio (se pensi di poterlo fare, o se pensi di non aver niente a che fare con Lui perché sei ateo, hai già da ora tutta la nostra compassione).
Per ora ci fermiamo qui, ma promettiamo di continuare. Di argomenti la stampa ce ne dà, che la tastiera resista…
“Giunta qui la storia, Sherazade vide spuntare l’alba e, timidamente, tacque…”