Conosciuto talvolta in Occidente sotto forme volgarizzate e degradate, lo YOGA è una vera scienza dell’essere umano che costituisce anche una disciplina spirituale estremamente rigorosa.
Alla base del sistema YOGA c’è il fenomeno della risonanza. Il fondamento di tutti i poteri paranormali, di tutti i risultati eccezionali che gli yogi raggiungono è strettamente correlato ai fenomeni di risonanza. La comprensione profonda e la corretta applicazione delle leggi della risonanza nel microcosmo dell’essere rendono possibile qualsiasi risultato. Con l’esatta applicazione di questi principi fondamentali nello YOGA tutto è possibile, ma fai attenzione! – non tutto è permesso.
Sperimentalmente, per la comprensione dell’uomo comune, il fenomeno della risonanza può essere accertato da chiunque, tenendo premuto il pedale destro di un pianoforte ed emettendo in prossimità di esso un suono sufficientemente forte, ad esempio un “la” vocale. Si troverà che il pianoforte riproduce questo suono molto chiaramente attraverso la risonanza, le corde accordate sullo stesso “la” vibrano spontaneamente sotto l’eccitazione delle onde sonore. La piena comprensione analogica di questa esperienza semplice, apparentemente banale, ci permetterà di intuire il segreto fondamentale che da millenni è alla base del sistema YOGA. Comprendendo perfettamente questo segreto della risonanza, i saggi dell’Occidente lo indicavano in modo apparentemente laconico: “Conosci te stesso e conoscerai così l’Universo intero, insieme alle sue forze nascoste”. (l’iscrizione sul frontespizio del Tempio di Delfi). Da parte loro, i saggi d’Oriente esprimevano la stessa verità in altra forma, dicendo: “Ciò che è qui – in altre parole, nel microcosmo del tuo essere – è ovunque nel macrocosmo o Universo: ciò che non è qui – nel microcosmo del tuo essere tuo: non è da nessuna parte nell’intero macrocosmo o Universo”. (SARA TANTRA).
YOGA come metodo di liberazione
In Oriente, essendo lo scopo della vita la perfezione o, in altre parole, la maturazione spirituale che sola consente all’essere umano di sfuggire al ciclo di rinascite e morti, lo YOGA, nella sua veste di metodo di liberazione, gioca ovviamente un ruolo centrale. . Un simile risultato può essere raggiunto solo attraverso la conoscenza preventiva e il controllo (acquisito grazie ad una metodologia molto rigorosa) degli elementi che compongono l’essere umano, in particolare di quelli che trasmigrano dopo la morte, il corpo sottile. Esso non si dissolve, se non dopo la liberazione finale, quando solo l’intelletto (BUDDHI) sopravviverà, purificato, nella sua propria natura che è coscienza assoluta e incondizionata, “PURO ESSERE – PURA COSCIENZA – PURA BENEDIZIONE” (SAT-CIT-ANANDA) , l’essenza suprema dell’essere, ATMAN, identificandosi senza però scomparire con il Principio supremo, PARAMATMAN, o BRAHMAN (DIO). Qualunque siano le modalità messe in atto dalle varie forme di YOGA, tutte senza eccezione mirano a questo modo unico.
Oggi, attraverso lo YOGA, diventa possibile una più giusta conoscenza del pensiero orientale. L’Oriente è già entrato nel circuito della storia e la coscienza europea è stimolata a prendere un po’ più sul serio le filosofie di questi popoli. D’altro canto, la coscienza europea è portata sempre più a definirsi facendo riferimento ai problemi della temporalità e della storicità. Per più di un secolo, buona parte dello sforzo scientifico e filosofico europeo è stato dedicato all’analisi dei fattori che “condizionano” l’essere umano. È stato così possibile mostrare come e in che misura l’uomo è condizionato dalla sua fisiologia, dalla sua psiche, dalla sua eredità, dal suo ambiente sociale, dall’ideologia culturale alla quale partecipa, dal suo subconscio – e soprattutto dalla Storia attraverso la sua momento storico e attraverso la propria storia personale.
Quest’ultima scoperta del pensiero occidentale, cioè che l’uomo è essenzialmente un essere temporale e storico, che è – e non può essere – altro da ciò che la storia lo ha reso, domina ancora la filosofia europea. Analizzando questo aspetto, però, è necessario notare che le questioni che hanno affascinato o appassionano la coscienza europea la preparano anche a comprendere al meglio la spiritualità orientale; ancor più, la incoraggiano a utilizzare la millenaria esperienza orientale per la propria attività filosofica.
Proviamo a spiegare: LA CONDIZIONE UMANA è ciò che ha formato o costituisce l’oggetto della filosofia europea. Al suo interno è stata analizzata soprattutto la temporalità dell’essere umano, perché la temporalità è ciò che rende possibili tutti gli altri “condizionamenti” che, in ultima istanza, fanno dell’uomo un “essere condizionato”, dando luogo ad una serie indefinita ed evanescente di “condizioni”.
È proprio questo problema del “condizionamento” umano (e il suo corollario, molto spesso trascurato in Occidente: il “decondizionamento”), che costituisce il problema centrale del pensiero yogico e orientale. A partire dallo YOGA e continuando con le UPANISHAD, l’Oriente si interessò seriamente ad un solo problema: la struttura della condizione umana. (Questo, tra l’altro, ha fatto dire spesso, e non senza ragione, che tutta la filosofia orientale era ed è “esistenzialista”.) Guardandola da questo punto di vista, l’occidentale sarà interessato ad apprendere:
Cosa pensa la filosofia yogica dei molteplici “condizionamenti” dell’essere umano, come lo YOGA affronta il problema della temporalità e storicità dell’uomo, quale saggia soluzione trova nel caso dell’angoscia e della disperazione inevitabilmente innescate dalla consapevolezza della nostra temporalità, vera matrice di ogni “condizionamento”.
Proprio considerato da questo punto di vista, lo YOGA si è orientato, con un rigore quasi ineguagliabile, verso l’analisi dei vari condizionamenti dell’essere umano. Bisogna aggiungere subito che ella fece questo non per arrivare ad una spiegazione esatta e coerente dell’uomo come, ad esempio, si faceva nell’Europa del XIX secolo, quando si credeva che l’uomo potesse essere spiegato attraverso i suoi condizionamenti ereditari o sociali. , ma soprattutto sapere fino a che punto si estendono le aree condizionate dell’essere umano per VEDERE SE C’È QUALCOS’ALTRO OLTRE QUESTE CONDIZIONI. Proprio per questo motivo, molto prima della psicologia del profondo, i saggi e gli yogi dell’Oriente erano interessati a esplorare le zone oscure dell’inconscio: scoprirono così che questi condizionamenti fisiologici, sociali, psicologici, culturali e religiosi erano relativamente facili da delimitare e di conseguenza controllati, i grandi ostacoli alla vita spirituale e contemplativa che sorgono a causa dell’attività dell’inconscio attraverso i cosiddetti SAMSKARA e VASANA, “impregnazioni”, “residui” e “potenzialità”, che costituiscono ciò che la psicologia del profondo designa con il contenuto e struttura dell’inconscio. Del resto, nel caso del sistema YOGA, non è questa anticipazione pragmatica di certe moderne tecniche psicologiche ad essere molto preziosa, ma il suo utilizzo per “decondizionare” l’uomo. Infatti la mera conoscenza dei sistemi di “condizionamento” non poteva, nel caso del sistema yoga, trovare in sé la sua finalità: era importante non solo che questi condizionamenti fossero conosciuti, ma anche controllati per poter essere trascendenti. Per questo motivo nello YOGA si agisce efficacemente sui contenuti dell’inconscio per “bruciarli”.
Coloro che praticano assiduamente lo YOGA si convincono abbastanza rapidamente, attraverso i suoi metodi, di come si possano raggiungere questi risultati sorprendenti. E questi risultati, spesso sorprendenti, potrebbero interessare anche gli psicologi e i filosofi occidentali.
Studiando oggettivamente e con grande attenzione gli straordinari risultati che appaiono attraverso la corretta pratica dei metodi yogici di esplorazione della psiche, l’occidentale che avrà la curiosità di farlo sarà portato a considerare che davanti a lui si apre una prospettiva insospettabilmente vasta e fertile.
Attraverso il confronto aperto con la tradizione yogica, ci diventa gradualmente accessibile un’esperienza indimenticabile legata agli stati più elevati di coscienza e al risveglio delle potenzialità latenti dell’essere. Di fronte a questa formidabile opportunità sarebbe quantomeno imprudente non approfittarne sempre di più.
Come mostrato in precedenza, il problema del condizionamento umano, o in altre parole, della temporalità e storicità dell’essere umano – si trovava e si trova al centro del pensiero occidentale, e lo stesso problema ha ossessionato la filosofia yogica fin dall’inizio. È vero però che nello YOGA non incontreremo i termini “Storia” e “storicità” nel senso che hanno in Occidente, e anche nei testi yogici incontreremo molto raramente il termine “temporalità”. tassare ciò che importa, però, non è l’identità della terminologia filosofica, perché basta che i problemi siano omologabili.
In questa direzione, è noto che il pensiero yogico attribuisce notevole importanza al concetto di MAYA, che spesso viene tradotto come “illusione, illusione cosmica, miraggio, magia, divenire, irrealtà, ecc.”. Ma se guardiamo più da vicino, ci accorgiamo che MAYA è “illusione” perché non partecipa dell’Essere Supremo, perché è “divenire”, “temporalità”: il divenire cosmico, senza dubbio, è anche il divenire storico. Appare quindi del tutto evidente che lo YOGA non ha ignorato la connessione tra illusione, temporalità e sofferenza umana, e non appena ci rendiamo conto che i saggi yogici hanno generalmente espresso questa sofferenza in termini cosmici, ce ne rendiamo facilmente conto leggendoli con l’attenzione che meritano, di essersi riferiti soprattutto alla sofferenza umana come un “divenire” condizionato dalle strutture della temporalità. Possiamo anche notare che ciò che la moderna filosofia occidentale chiama “essere nella situazione”, “essere costituiti a causa della temporalità e della storicità”, ha come corrispondente nel pensiero yogico “l’esistenza in MAYA”. Quindi, se i due orizzonti filosofici (yogico (orientale) e occidentale) sono omologati, tutto ciò che YOGA ha pensato a MAYA presenta per noi una certa attualità.
Leggendo attentamente, ad esempio, il famoso testo della saggezza orientale BHAGAVAD-GITA, ci rendiamo conto che in esso l’analisi dell’esistenza umana avviene in un linguaggio che ci è familiare: MAYA non è solo illusione cosmica, ma esistenza nell’eterno spazio cosmico. divenire, e soprattutto l’esistenza nel Tempo e nella Storia. Per la BHAGAVAD-GITA il problema si poneva, un po’ come per il cristianesimo, in questi termini: come può la situazione paradossale creata dal duplice fatto che l’uomo, da un lato, E’ nel Tempo, essendo destinato alla Storia, e d’altra parte sa che sarà «maledetto» se si lascerà afferrare ed esaurire dalla temporalità e dalla storicità? Di fronte a questo dilemma, ha quindi intuito che è necessario trovare al più presto e ad ogni costo, PUR CONTINUANDO A ESISTERE IN QUESTO MONDO, un cammino armonico, donatore di felicità imperitura, che gli faccia accedere ad un cammino trans-storico e piano senza tempo. Considerando questi aspetti da questo punto di vista, scopriamo dopo aver letto questo testo che tutte le soluzioni proposte in BHAGAVAD-GITA rappresentano diverse applicazioni del sistema YOGA.
La saggia soluzione proposta in Oriente nella situazione di angoscia innescata dalla scoperta della nostra temporalità e storicità, le modalità di trascendenza e di piena felicità grazie alle quali possiamo esistere in questo mondo senza lasciarci “occupare” e “esaurire” da Tempo e Storia implica, più o meno direttamente, la conoscenza teorica e pratica di alcune forme di YOGA.
È necessario sottolineare, però, che nel caso del sistema YOGA non si tratta semplicemente di accettare una delle soluzioni offerte dall’Oriente. Tutti possono rendersi conto che un valore spirituale non si acquisisce come una nuova marca automobilistica. Praticando lo YOGA ci accorgeremo che non si tratta né di un sincretismo filosofico, né di una cosiddetta “indianizzazione”, e ancor meno di quell’ibridismo “spirituale” inaugurato dalla Società Teosofica e continuato, anche aggravato da innumerevoli orientamenti “spirituali” pseudo-contemporanei. .
Praticando gradualmente le tappe del sistema YOGA, l’occidentale arriva a conoscere e comprendere attraverso la propria esperienza diretta, un pensiero di straordinario valore che ha avuto un ruolo di primo piano nella storia della spiritualità universale. Praticando lo YOGA le grandi scoperte del pensiero indiano saranno facilmente riconoscibili, sotto e nonostante la maschera del gergo filosofico.
Riteniamo, ad esempio, che non sia possibile trascurare una delle più grandi scoperte degli yogi dell’India, che è la COSCIENZA TESTIMONE, o, in altre parole, la coscienza svincolata dalle sue strutture psicofisiologiche e dai loro condizionamenti temporali, la coscienza di il “LIBERATO SPIRITUALMENTE”, di colui che è riuscito a liberarsi della temporalità e, distaccandosi, conosce la libertà vera e beatifica.
La conquista di questa libertà assoluta, di perfetta spontaneità, è l’obiettivo di tutte le filosofie e tecniche spirituali indiane. Soprattutto attraverso lo YOGA, attraverso una o più delle molteplici forme di YOGA, l’India ha creduto di poter garantire l’accesso dell’essere umano a questa LIBERTÀ SUPREMA.
Estratto dal libro Percorsi e tecniche di evoluzione spirituale dell’uomo, dell’insegnante di yoga Gregorian Bivolaru e Viorel Roșu